
Il 2020, oltre all’anno dell’inizio della pandemia, è il periodo nel quale si è compreso che la finanza distribuita è destinata a rivoluzionare definitivamente la finanza.
Anche fra gli esperti di finanza, la maggior parte non ha idea di cosa sia la finanza distribuita.
Ecco alcuni passi di un interessantissimo articolo trovato in rete (la fonte la trovate a fine pagina) che spiega anche a chi non conosce nulla di questo settore il funzionamento di alcuni passaggi e i concetti base di questa tecnologia.
Cos’è la Blockchain

La blockchain è un insieme di tecnologie informatiche che realizzano un registro distribuito con un elevatissimo livello di sicurezza e affidabilità circa le informazioni registrate.
Il termine “distribuito” indica che non c’è nessun ente centrale in grado di controllare il registro.
La blockchain è composta da una rete di computer proprio come internet.

Se la rete è sufficientemente ampia è impossibile “spegnerla” o controllarla.
Il termine “registro” indica in sostanza una base di dati che può rappresentare qualunque cosa, a partire da transazioni monetarie, portafogli elettronici, ma anche un catasto, il pubblico registro automobilistico, il database delle fatture elettroniche, ecc.
Ogni database, potenzialmente, potrebbe essere trasferito su blockchain.
L’enorme sicurezza della blockchain è realizzata attraverso una geniale combinazione di abilità informatiche e teoria dei giochi.
La blockchain è iniziata con le transazioni del bene digitale più conosciuto Bitcoin.

Chiaramente non c’è bisogno di nessun discernimento umano per certificare che un Bitcoin è passato da un portafoglio elettronico ad un altro.
La Blockchain deve solo assicurarsi, ed è per quello che è nata, che lo “stesso” Bitcoin non venga trasferito contemporaneamente su più portafogli elettronici.
Questo è il lavoro che fa in maniera egregia la blockchain di Bitcoin.
Una blockchain è una tecnologia che serve a gestire un pubblico registro distribuito affinché le informazioni in esso contenute siano sicure ed affidabili senza la necessità di un ente centrale.
Gli Smart Contract

Compreso il concetto di blockchain, per comprendere bene cosa sia la finanza decentralizzata e perché potrà essere così importante, dobbiamo focalizzare un solo altro concetto: gli smart contract.
Abbiamo compreso che la blockchain è un registro distribuito affidabile e sicuro che non richiede la presenza di un organo centrale. Ma come vengono cambiate le informazioni nel registro? Attraverso dei pezzi di software i quali rendono automatica l’applicazione di una serie di regole pubbliche.
Questi pezzi di software vengono chiamati “smart contract” e funzionano sulla blockchain.

Ipotizziamo che io voglia prendere in prestito 10.000 dollari mettendo a garanzia il controvalore di oggi di 15.000 Bitcoin (magari perché non li voglio vendere) pagando un certo interesse e restituendo il capitale ad una certa data.
Un’operazione di questo tipo è svolta da diversi tipi di smart contract, forse il più famoso si chiama Compound, un software che gira sulla blockchain di Ethereum e che attualmente ha un controvalore di circa 8 miliardi di dollari di asset disponibili in prestito.
Il punto degli smart contract è che, chi si affida a questo sistema, sa che l’esecuzione è certa.

Non è possibile fermare uno smart contract.
Ad esempio, se il valore dei Bitcoin messi in garanzia diminuisce sotto una certa soglia, lo smart contract chiederà di reintegrare le garanzie, se l’utente non lo fa, le garanzie vengono vendute ed il contratto è chiuso. Punto.
Gli smart contract funzionano 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni all’anno e funzionano in modo quasi istantaneo.
Se vuoi prendere in prestito dollari, se hai gli asset in garanzia lo fai senza nessuna perdita di tempo.

Un esempio classico di smart contract è l’affitto di un bene, che potrebbe essere digitale o fisico.
Fino a quando c’è il pagamento lo smart contract fornisce l’accesso al bene, quando chi ha preso in prestito il bene non paga più lo smart contract disabilita l’accesso (nel caso di un immobile potrebbe essere con una chiave elettronica).
DeFi: la Finanza Decentralizzata

Negli ultimi tempi si parla tanto di Fintech, ovvero l’applicazione di tecnologie informatiche alla finanza tradizionale, ovvero tuttle le applicazioni per facilitare i pagamenti attraverso app sui telefonini, i “robo advisor” per dare consigli d’investimento, ecc.
Tutte queste cose sono certamente interessanti, ma poca cosa rispetto alla dirompente rivoluzione che sta maturando con la DeFi.
Un tassello fondamentale della DeFi sono le stablecoin, ossia delle criptovalute (cioè degli asset digitali come il Bitcoin) il cui valore è ancorato ad una moneta fiat, tipicamente il dollaro.
Le valute fiat non “girano” sulla blockchain, quindi è stato necessario creare un surrogato.

Avendo la blockchain, gli smart contract e le stablecoin, è stato possibile costruire tutta una serie di strumenti per consentire agli utenti di fare sostanzialmente tutto ciò che si fa nella finanza tradizionale senza bisogno di nessun ente centrale che garantisca la correttezza dei comportamenti, perché ogni cosa è automatizzata sulla base di regole trasparenti.
Al momento il totale degli asset depositato all’interno di smart contract che sviluppano servizi di finanza decentralizzati è pari a circa 37 miliardi di dollari.

Una cifra considerevole in assoluto ma che è ancora irrisoria rispetto alle cifre complessive della finanza mondiale che sono di due ordini di grandezza superiori.
Ciò nonostante, queste cifre ci dicono chiaramente che la finanza decentralizzata, la blockchain ed in particolare il bitcoin, hanno raggiunto la massa critica e una maturità tecnica per essere considerati ormai strumenti destinati a modificare per sempre il modo in cui gli esseri umani faranno la maggior parte delle transazioni economico-finanziarie nei prossimi decenni.
Pro e contro della DeFi

I vantaggi potenziali della DeFi sono tanti.
L’eliminazione della necessità di intermediari finanziari per avere accesso alle tipiche funzioni della finanza (essenzialmente prendere denaro – come debito o capitale- e investire denaro) apre la porta a tutta una serie di semplificazioni del sistema finanziario non immaginabili fino adesso.
In questo periodo, ad esempio, c’è stato il caso di GameStop, che in un sistema DeFi ben progettato non potrebbe esistere perché non sarebbe possibile vendere allo scoperto un numero maggiore di azioni rispetto a quelle disponibili.

La DeFi è un’opportunità enorme per riprogrammare il sistema finanziario secondo regole più logiche rispetto a quelle che si sono consolidate nel tempo.
Il fatto che non ci siano gli intermediari finanziari non significa che non servano regolatori pubblici, come in genere pensano coloro che lavorano nel settore.
Bitcoin nasce all’interno di una cultura iper-liberista che vede qualsiasi istituzione centrale come nemica della libertà individuale.
Paradossalmente, invece, proprio la finanza decentralizzata rende ancora più importante il ruolo dei regolatori poiché tutta dal DeFi si fonda sull’applicazione automatica di regole.

E’ fondamentale che si facciano valutazioni molto approfondite sugli effetti sistemici di queste regole e ci si assumano ragionevoli garanzie di stabilità per tutto quel genere di cose che la blockchain non può verificare in modo automatico.
Ad esempio, la stablecoin più usata nella DeFi è Tether, una criptovaluta ancorata al dollaro e sulla quale vi sono una serie di dubbi per scarsa trasparenza.
Se Tether si dovesse rivelare una truffa, i danni sarebbero di proporzioni enormi.
Probabilmente la DeFi, complessivamente, sopravvivrebbe, ma la botta sarebbe enorme.
Più pericolosi ancora delle truffe vere e proprie, sono gli effetti potenzialmente imprevedibili degli intrecci fra i vari smart contract.

E’ fondamentale stabilire regole prudenziali per evitare che qualche cigno nero faccia scattare una serie di reazioni a catena.
E’ possibile pensare ad un’applicazione di queste tecnologie in chiave “comunitaria” nel quale lo scambio non è solo di asset finanziari, ma anche di credibilità personale “garantita” dalla comunità, così come avviene nel baratto multilaterale.
Così, sarebbe possibile prendere in prestito in modo automatico una certa quantità di denaro anche senza mettere a garanzia degli altri asset.
La DeFi è qui per restare.
Siamo solo all’inizio di uno strumento che nei prossimi anni avrà effetti dirompenti su tutto il sistema finanziario.
I livelli di efficienza che portano queste tecnologie sono notevoli, ma anche i probabili rischi ed eventuali problemi di tipo etico-politico sono lo stesso elevati.


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